lunedì 12 agosto 2013

L'incredibile storia di Valeria Straneo

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Valeria Straneo è una donna di 37 anni, ha 2 figli ed è laureata in lingue. Due giorni fa è diventata vice-campionessa del mondo nella maratona vincendo una fantastica medaglia d'argento. La Straneo si allena come una professionista solo da 3 stagioni e attualmente corre per una società amatoriale di atletica (penso sia l'unico caso di conseguimento di una medaglia mondiale di un atleta che non appartiene a nessun corpo militare, ovvero non riceve uno stipendio per fare l'atleta professionista a tempo pieno). Questo improvviso exploit ha purtroppo creato molte voci di corridoio che ipotizzano l'utilizzo, da parte della Straneo, di sostanze dopanti per spiegare le sue incredibili performance in pochissimo tempo. In effetti ha dell'incredibile quello che è riuscita a fare negli ultimi 3 anni. Fino a poco tempo fa (pre 2010) lavorava con un contratto a tempo determinato in un asilo nido e la corsa era solo un modo per sfogarsi e convivere da sempre con una malattia genetica debilitante, la sferocitosi ereditaria. Questa malattia provoca un difetto della membrana dei globuli rossi rendendoli sferici e non più a forma biconcava. La forma biconcava è normalmente necessaria per aumentare la superficie di contatto con l'ambiente esterno e diminuire la distanza tra le 2 superfici. Ciò permette una maggior velocità del passaggio dell'ossigeno e anidride carbonica con l'emoglobina situata all'interno dei globuli rossi. Inoltre la forma biconcava dei globuli rossi permette un alto grado di deformazione (senza rotture) degli stessi permettendo il loro passaggio anche nei capilllari più stretti (Concu et al 2005). Chi soffre di sferocitosi ereditaria va incontro a gravi forme di anemia, questo perchè la milza non riconoscendo i globuli rossi sferici come normali, li distrugge. Ciò comporta un notevole lavoro della milza che tende ad ingrossarsi (possono crearsi anche milze secondarie) (Gallagher PG et al 2013). Questo ha portato la Straneo nel maggio del 2010 all'operazione di asportazione della milza. La Straneo prima del 2010 era un'atleta amatoriale che doveva convivere con una malattia che le faceva avere livelli bassissimi di emoglobina (10 gr/dl) e di ematocrito (35%) e correva qualche gara tra cui la maratona di Torino in 3h 34'. Dopo l'operazione alla milza, la sua vita è cambiata, la sferocitosi ereditaria non è più stato un limite ma probabilmente è diventata la sua forza. Le sue performance sono migliorate enormemente tanto da convincerla a dedicarsi completamente all'allenamento. Questo l'ha portata nel giro di brevissimo tempo da mamma con lavoro precario e hobby della corsa (maratona di Torino corsa in 3h 34' pre-2010) al record italiano della maratona (2h 23' e 44" Rotterdam 15 aprile 2012), alla partecipazioni alle Olimpiadi di Londra (ottavo posto in 2h 25' e 27") alla vittoria nella mezza maratona con record ai Giochi del Mediterraneo 2013 (1h 11' 00") e l'argento ai mondiali di Mosca 2013 (2h 25" e 58").
Come è stato possibile tutto ciò? Ha ragione chi l'accusa di doping asserendo che non è possibile fare miglioramenti così notevoli in pochissimo tempo senza supporto farmacologico, oppure chi la difende dicendo che una volta trovato l'equilibrio con la sua malattia  è riuscita a dare il 100% di sè stessa?
Io penso che nel caso della Straneo non ci sia doping, ma certo per spiegare queste prestazioni incredibili in pochissimo tempo qualche spiegazione fisiologica bisogna ricercarla.
L'eritropoietina (EPO) ormone naturalmente prodotto dai reni in caso di ipossia, stimola la nascita di nuovi globuli rossi e blocca la distruzione di quelli vecchi (Lang et al 2013).
La Straneo ha dovuto convivere per anni con globuli rossi "anomali" che venivano sistematicamente distrutti dalla milza, provocandole una grave forma di anemia. E' probabile che il suo corpo per contrastare questa marcata anemia abbia cercato di compensare con un'iperproduzione di globuli rossi. Questa elevata attività eritropoietica è probabilmente rimasta anche dopo l'asportazione della milza consentendole di avere alti livelli di emoglobina ed ematocrito che potrebbero aiutarla nelle prove di endurance. I globuli rossi sferici riescono comunque a svolgere la loro attività di trasportatori di ossigeno ed anidride carbonica e da un punto di vista emodinamico scorrono "meglio" nel sistema vascolare rispetto ai globuli rossi normali. Oltre a questo, avendo corso per anni con un sistema di trasporto dell'ossigeno debilitato (grave anemia) il suo corpo si è adattatato per cercare di sfruttare al meglio il poco ossigeno che le arrivava, raggiungendo alti livelli di efficienza bioenergetica. Infatti come ho recentemente dimostrato (Zerbini et al 2012) in caso di attività fisiche con un trasporto dell'ossigeno ridotto, migliora la capacità del muscolo di "usare" il poco ossigeno che gli arriva, sincronizzando meglio la capacità di trasporto dell'ossigeno con la capicità di consumo dello stesso. Sicuramente oggi la condizione fisiopatologica equilibrata della Straneo può darle dei vantaggi in termini di performance, ma non penso si possa parlare di "doping" non avendo lei scelto deliberatamente di ammalarsi! Inoltre altri aspetti (psicologia, genetica delle fibre muscolari, capacità neuromuscolare di uso dell'energia elastica), non collegati alla malattia e al seppur fondamentale sistema di trasporto dell'ossigeno (Polmoni + Cuore + Emoglobina), devono essere superiori alla media per raggiungere questi risultati (dicesi Talento?)! Per cui, ad oggi, non si può che fare i complimenti a Valeria Straneo!




 

sabato 10 agosto 2013

To stretch or not to stretch: this is the problem! Ruolo dello stretching pre-gara sulla performance e la prevenzione degli infortuni.

Stretching è un termine della lingua inglese (che significa allungamento, stiramento) usato nella pratica sportiva e riabilitativa per indicare un insieme di esercizi finalizzati all'allungamento dei tessuti muscolo-tendinei e legamentosi.
Lo Stretching nella pratica sportiva è molto usato, sia in fase di riscaldamento pre-attività, sia durante una seduta di allenamento che dopo l'allenamento. In questo post analizzerò il razionale dell'uso dello stretching prima di un allenamento o di una competizione.

In una fase pre-attività chi propone esercizi di stretching ha 2 diversi obiettivi:
  • assicurare una corretta escursione articolare (ROM) per garantire un'ottima performance
  • diminuire la stiffness o rigidità muscolare che potrebbe portare ad infortuni
Lo stretching quindi teoricamente da un punto di vista ottimale migliorerebbe la performance e avrebbe un'azione preventiva sugli infortuni.  Ma teoricamente si fanno anche molti errori, diventa quindi interessante vedere cosa dice la letteratura scientifica a tal proposito.
  • Quanto a lungo e quante ripetizioni di esercizi di stretching sono necessarie per avere effetti tangibili sulla diminuzione delle resistenze viscoelastiche muscolari?
4 volte 30 secondi di stretching continuo per un totale di 2 min e 2 x 45 secondi per un totale di 1.5 min non comportano effetti prolungati. In 5 min l'effetto dello stretching sulla stiffness muscolare svanisce.
5 volte 60 sec per un totale di 5 min e 4 volte 90 sec per un totale di 6 min hanno una durata maggiore. L'effetto di 4 min di durata totale di stretching diminuisce del 50% dopo 10 min. L'effetto di 8 min totali di stretching diminuisce del 50% dopo 30 min (Ryan et al 2008a). Diventa quindi fondamentale riuscire ad effettuare esercizi di stretching, di una durata totale di 4-6 min a muscolo caldo (le resistenze viscoelastiche sono minori) nei 15 min precedenti l'inizio dell'attività. Un'attività di stretching effettuata con troppo anticipo non ha effetti sulla performance.

  • Ma se applichiamo lo stretching corretto (almeno 4 min) prima di un'attività cosa succede alla performance seguente?
Bisogna prima fare una distinzione tra sport che necessitano come primo obiettivo alti livelli di potenza, velocità, capacità di saltare (volley, basket, calcio, rugby, atletica, sci, ciclismo) e sport che invece necessitano come primo obiettivo grandi capacità di escursione articolare (tuffi, ginnastica).
Per tuffatori e ginnasti può essere utile incorporare lo stretching in una fase di riscaldamento per gli altri sport potrebbe invece essere controproducente.
Molte ricerche hanno infatti dimostrato come lo stretching diminuisca la capacità di esprimere forza 2-8% (Cramer et al 2005), la capacità di saltare 3-4% (Cornwell et al 2002) e la capacità di sprintare 1-2% (Nelson et al 2005a). C'è inoltre da tener presente che in una fase di riscaldamento, dove il primo obiettivo è far affluire + sangue possibili ai muscoli per "scaldarli", l'eseguire esercizi di stretching statico comporta uno schiacciamento dei vasi sanquigni con conseguente riduzione del flusso sanguigno e quindi riduzione della temperatura muscolare (esattamente l'effetto opposto di quello che si ricerca in una fase di riscaldamento!)

  • Lo stretching pre-prestazione ha effetti sulla prevenzione degli infortuni?
Purtroppo numerosi papers riportano effetti contrastanti (Woods 2007). Protocolli di 3 x 10 sec di stretching o 1 x 20 sec per di stretching non hanno dimostrato effetti nella riduzione degli infortuni muscolari (Van Mechelen et al., 1993; Pope et al., 1998, 2000). Protocolli di 3 x 30 sec di stretching statico hanno mostrato una capacità di ridurre gli infortuni muscolari (Ekstrand et al., 1983; Bixler & Jones, 1992; Amako et al., 2003).

  • Come bilanciare quindi gli effetti positivi e negativi dello stretching pre-prestazione?

Quello che mi sento di consigliare è di limitare lo stetching in fase di riscaldamento a quei settori muscolari che possono soffrire particolarmente di eccessive tensioni viscoelastiche (adduttori e flessori d'anca nell'hockey, adduttori e ischiocrurali nel calcio...) e proporre 4-5 volte 1 min di allungamento fino alla soglia del dolore. Effettuare gli esercizi di stetching, a muscolo caldo, nei 15 min prima dell'inizio dell'allenamento o gara. Evitare lo stretching di quei settori muscolari (quadricipite, glutei, gastrocnemio) che fungono da agonisti principali per le azioni del saltare e dello sprintare. Allo stato attuale delle conoscenze questo sembra il mix ideale per avere un effetto di prevenzione sugli infortuni muscolari senza però limitare troppo la performance di sport ove potenza, velocità e capacità di salto sono fondamentali.

venerdì 9 agosto 2013

Considerazioni su Giro d'Italia e Tour de France 2013

Il Giro d'Italia 2013 è stato condizionato da freddo, pioggia e neve. Ciò ha sicuramente condizionato anche il livello della performance, che si è spostato più sul lato della resistenza che della massima potenza esprimibile.
Nibali sul Montasio ( 10,9 km al 7,7% di pendenza media) ha espresso 6,4 watt/kg di potenza media, mentre nei 3 km finali dell'arrivo alle 3 Cime di Lavaredo, sotto una tormenta di neve ha prodotto una VAM di 1734m/h corrispondente a 5,78 watt/kg. Bisogna però considerare che la quota di questo tratto di salita è intorno ai 2000 metri e si sa che a circa 2000 metri si ha una riduzione nell'ordine del 10% della massima potenza aerobica esprimibile  (Ceretelli 1980). Quindi la prestazione di Nibali traslata su una salita a quote + basse riporta le sue potenze ad un ottimo 6,37 watt/kg. Rispetto al Giro del Trentino 2013 (5,8 watt/kg medi sulla Sega di Ala) e alla sua vittoriosa Vuelta 2010 (Bola du Mundu 5,5 watt/kg medi) Nibali ha dimostrato i suoi progressi in salita riuscendo a produrre potenze costanti sopra i 6 watt/kg. Bisogna cmq ricordare che la Bola du Mundu era una salita molto lunga (55 min) e ovviamente risulta più difficile mantenere potenze superiori ai 6 watt/kg.
Il Tour de France 2013 è stato al contrario del Giro baciato dal bel tempo. Questo ha permesso di vedere una gara molto divertente con alcune prestazioni superlative da parte del vincitore Chris Froome e del nuovo astro nascente Nairo Quintana. La prestazione di Chris Froome ad Ax-3-Domaine è già stata descritta in dettaglio nel post del 6 luglio 2013. Il Mont Ventoux è stata una delle tappe + belle di tutto il Tour, sia per la salita mitica che per l'eccezionale prestazione di Froome alla fine vittorioso sul traguardo. Il Mont Ventoux è una salita di 15 km con 1389 metri di dislivello per un 9% di pendenza media. Froome nel 2013 ha impiegato 47'12" con una VAM=1765 m/ora e una potenza di 6,03 w/kg. Contador nel 2009 impiegò 48'57" (con un forte vento contro) con una VAM=1702 m/ora e 5,87 w/kg. Armstrong nel 2002 impiegò 48'33" con una VAM=1718 m/ora e 5,92 w/kg. 
Il record assoluto di ascesa del Mont Ventoux spetta ,guarda a caso, a Marco Pantani, con un incredibile 46 min netto alla conclusione di una tappa di 231 km nel 1994. La sua potenza per 46 min di sforzo risulta essere 6,5 watt/kg che ad oggi rappresenta la massima potenza mai raggiunta da un atleta, su una salita di 40-50 min, risultato di un mix perfetto di talento, allenamento e supporto farmacologico (Epo)(Per chi conoscesse la salita, Pantani con la stessa potenza avrebbe fatto la Piedicastello-Vason del Monte Bondone in 48 min!!!).
Tornado al 2013 quello che veramente ha impressionato l'audience e gli esperti che guardavano la tappa, sono state le 3 accelerazioni impressionati fatte da Froome che hanno fatto prima saltare Contador e poi Quintana. Il dott. Michele Ferrari nel suo blog personale (53 x 12) ha ipotizzato per i 20-30" di durata del cambio di ritmo di Froome una produzione di 700 watt ottenuti grazie ad una frequenza di pedalata altissima, circa 120-130 RPM. Ora per riuscire a fare questi cambi di ritmo, a velocità molto alte, bisogna possedere un notevole massimo consumo di ossigeno ed una soglia anaerobica molto alta. Ross Tucker nel suo blog (The Science Of Sport) ha calcolato le possibili variabili per Chris Froome incrociando valori di efficienza, capacità di sostenere uno sforzo (correlata alla soglia anaerobica) e massima potenza aerobica. Tenendo conto che l'efficienza della pedalata aumenta linearmente con l'aumentare della cadenza di pedalata (Chavarren Ejap 1999) e che la massima efficienza la si ha tra le 90-105 rivoluzioni al minuto (nonostante un aumento del VO2 dovuto all'attrito interno e all'iperventilazione) è ipotizzabile che Chris Froome ,che pedala in salita a queste frequenze, abbia un'efficienza stimata del 25%. Ciò è supportato anche da dati della letteratura su ciclisti professionisti che riportano un efficienza del 25% (Lucia 2001). Diventa ragionevole pensare quindi che Froome possa avere un massimo consumo d'ossigeno di 85 ml/kg/min con una soglia anaerobica (da lui stesso dichiarata) attorno ai 450 watt circa corrispondenti a 6,7 w/kg.
Quintana vittorioso nell'ultima tappa del Tour sul Col du Semnoz, 10,7 km all 8,5% ha prodotto una VAM di 1760 m/ora con una potenza di 365 watt medi pari a 6,2 watt/kg con una velocità media di 20,44 km/h. Una prestazione con potenze pari a quelle di Froome ad Ax-3-Domaine con la difficoltà però di essere alla fine di 3 settimane di gare rispetto ad  Ax-3-Domaine che era ad inizio Tour. Per questo una prestazione di altissimo livello.
Ma cosa succederà al Tour del 2014 con una sfida Froome, Nibali, Quintana? Guardando le potenze espresse in salita in questo 2013 si può affermare che Nibali ha le potenzialità per combattere con Froome e Quintana in salita. Nibali dovrà mantenere queste potenze in salita e migliorare ancora molto a cronometro, dove al momento risulta essere un gradino inferiore rispetto a Froome che insieme a Cancellara, Wiggins e Martin è tra i 4 + forti al mondo in questa specialità. Sarà interessante vedere inoltre i miglioramenti di Quintana e il ritorno probabile ad altissimi livelli di Alberto Contador.

sabato 6 luglio 2013

Primo arrivo in salita Tour de France 2013: Ax-3-Domaines. Vincitore: Chris Froome



La salita finale che ha portato i corridori ad Ax-3-Domaines sui Pirenei, è lunga 8,9 km con una pendenza media del 7,46%. L'ultimo chilometro è praticamente in pianura, quindi per il calcolo delle potenze espresse dai ciclisti si è deciso di analizzare la salita nei suoi primi 7,9 km fino al Gran Premio della Montagna.Il dislivello per i primi 7,9 km è di 607 metri per un 8,1% di pendenza media.Il vincitore, il britannico Chris Froome ha impiegato 21'30" per compiere tutti i 7,9 km della salita.Froome ha tenuto una media di 21,7 km/h con una velocità ascensionale media di 1693 metri dislivello/ora per una potenza media di quasi 420 watt prodotti che diviso per il suo peso corporeo (69 kg) fanno 6,1 watt/kg. Stiamo parlando di una prestazione ad altissimo livello, necessaria per vincere una grande corsa a tappe. L'unico modo per battere Froome (fortissimo anche a cronometro) è quello di spostare la battaglia dalla potenza (se si aspettano le ultime salite, difficilmente si può pensare di esprimere potenze superiori, siamo già al massimo livello fisiologicamente possibile) alla resistenza (provare attacchi da lontano per isolarlo e spingerlo a crisi di fame). Ovviamente come sempre prima di tutto ci vorranno gambe e poi tanto coraggio, ma il Tour è ancora lungo...

domenica 21 aprile 2013

POTENZE e VAM: Vincenzo Nibali, SEGA di ALA (Giro del Trentino).



Con una prova di altissimo livello sulla durissima salita che da Sdruzzinà di Ala conduce alla Sega di Ala in Lessinia,Vincenzo Nibali ha fatto bottino pieno prendendosi vittoria di Tappa e Classifica finale del Giro del Trentino.

Mi è sembrato interessante analizzare alcuni parametri di questa prestazione:

La salita come si può vedere dall'immagine (fonte salite.ch) ha una lunghezza di 11,4 km (continua ancora fino al Passo Fittanze, ma la tappa si concludeva alla Sega di Ala). Il dislivello totale è di 1043 metri per un 9% di pendenza media con tratti anche al 22%. A metà salita ci sono un paio di tratti in falso piano.

Nibali ha impiegato 37'48" da Sdruzzinà fino alla Sega, con una velocità media di 18 km/h. La sua velocità ascensionale media (VAM) è stata di 1655 metri dislivello/ora che corrispondono ad una potenza media di 357 watt e una potenza normalizzata per il suo peso corporeo di 5,68 watt/kg.

Questi dati sono in linea con quelli misurati direttamente tramite SRM (fonte SRM.de) sempre su Vincenzo Nibali nell'ultima tappa della Vuelta d'Espana da lui vinta nel 2010. Sulla Bola del Mundo una salita di 22 km con 1352 metri di dislivello una pendenza media del 6% e una massima del 20%, Nibali espresse 347 watt (5,5 watt/kg) per 55 min di salita.

Sicuramente Nibali al momento è ai suoi massimi livelli, l'unica incognita in vista del prossimo Giro d'Italia sarà la tenuta nella terza settimana avendo ormai uno stato di forma eccellente da più di un mese (Vincitore Tirreno Adriatica e Trentino 2013).

mercoledì 3 aprile 2013

Quanta acqua dobbiamo bere al giorno?

Devi bere prima di sentire la sete, altrimenti è troppo tardi! Bisogna bere almeno 2 litri d'acqua al giorno! Quante volte ci siamo sentiti dire queste frasi da medici, in palestra o dai mass media....ma è davvero così?
Il dott Henry Valtin ha dimostrato che persone in salute,in un clima temperato che conducono una vita perlopiù sedentaria non hanno bisogno di assumere questo quantitativo di acqua. Se si tiene conto poi che con la regola dei 2 litri/giorno non si potevano contare bevande quali caffè e alcol (birra, vino),in quanto aventi effetto diuretico, diventava difficile assumere 2 litri di sola acqua. In realtà un consumo moderato di caffè o blandi alcolici non ha un effetto diuretico. In più chi ha una dieta sana, ricca di frutta e verdure fresche può arrivare ad assumere fino al 20% del reale fabbisogno giornaliero di acqua. La regola dei 2 litri deriva da una mal interpretazione delle linee guida del 1989 dell'Institue of Medicine Food and Nutrition Board che raccomandava 1 litro di acqua per ogni 1000 calorie consumate, quindi i 2 litri/giorno valgono solo per chi consuma 2000 calorie (o kcal che sono la stessa cosa) al giorno. Bisogna poi tenere presente che l'introito d'acqua giornaliero può variare molto da persona a persona in base alla statura, al peso, alla quantità di attività fisica e alle condizioni climatiche. Come fare allora a sapere quanta acqua bisogna bere al giorno per stare in salute? Un metodo è quello di controllare il colore delle urine che dovrebbe essere moderatamente gialle (colore di un limone), se troppo scure tendiamo all'ipoidratazione, se troppo chiare all'iperidratazione. Un altro consiglio (che sfata alcuni luoghi comuni) è quello di ascoltare la propria sensazione di sete (tenere presente che questa diminuisce negli anziani). Se uno beve un bicchiere di acqua pura e lo percepisce piacevole vuol dire che ha bisogno di bere, se invece ha una sensazione di repulsione vuol dire che il corpo ne ha già abbastanza per quel momento. Il sistema della sete e dell'eliminazione dei liquidi (urina, sudore) infatti è molto accurato veloce e sensibile, e quando uno ha lo stimolo della sete è molto lontano dalla disidratazione vera e propria. L'iperidratazione inoltre, può essere molto pericolosa, ci sono stati molti casi di morte per iponatriemia una condizione di eccessivo consumo di acqua con incapacità dei reni di smaltirla che porta ad 1 eccessiva diluizione del sodio indispensabile per la conduzione dello stimolo nervoso. Lo stress inoltre aumenta i livelli dell'ADH (ormone antidiuretico) che fa trattenere acqua da parte dei reni, quindi se allo stesso tempo uno si iperidrata la condizione può diventare molto pericolosa. Contrariamente al comune pensare qualche breve periodo di deidratazione potrebbe essere addirittura utile, infatti l'ADH controlla delle proteine nei reni (le acquaporine che sono dei canali per il riassorbimento dell'acqua), se uno è cronicamente iperidratato l'ADH viene soppresso e non si ha la produzione di acquaporine (acquaporin 2). In caso di improvvisa necessità di conservare acqua nel corpo, non si avrebbero a disposizione le acquaporine per il suo riassorbimento. Quindi una buona regola per assicurarsi l'introito di acqua corretto è bere ad ogni pasto quello che siamo abituati a bere (caffè, latte the a colazione, acqua succhi spremute e alcolici leggeri negli altri pasti) e bere quando si ha sete fuori dai pasti. NB: In condizioni di malattie particolari o in soggetti anziani i fabbisogni di acqua giornlieri possono cambiare.

Il Doping...introduzione ad un fenomeno diffusissimo.

L’uso di sostanze illecite e potenzialmente nocive nella pratica sportiva (Doping) rappresenta oggi una rilevante questione di salute pubblica, data la considerevole diffusione del fenomeno.
La prevalenza del doping nel mondo risulta essere di difficile determinazione. I dati dei test-antidoping ufficiali indicano una prevalenza di questo fenomeno attorno al 1% (WADA 2010), quando però vengono usate altre tipologie di stima della prevalenza, quali questionari anonimi, (“quante persone conosci che fanno uso di sostanze atte a migliorare le loro performance?”) la prevalenza sale al 6-7% (Petroczi et al. 2008).
Questi dati portano a pensare come il fenomeno del doping sia ampiamente sottodimensionato (Lippi et al. 2004) e ciò rende difficile l’attuazione di efficaci misure di prevenzione. Un approccio minimalista per capire la grandezza di tale fenomeno si basa sul numero di farmaci e sostanze sequestrate nel mondo. Nel quinquennio 2001-2006 nel solo Sud America sono stati sequestrati 11 milioni di dosi di farmaci dopanti (Donati 2007). Una stima molto grossolana ha portato a pensare che almeno 15.5 milioni di persone comprendenti atleti professionisti e amatori abbiano fatto uso almeno una volta di sostanze dopanti negli anni 2001-2006 (Donati 2007). Il sottodimensionamento del fenomeno doping comporta anche l’impossibilità di avere una reale idea del suo costo sociale.
Nella maggior parte degli atleti la conoscenza del doping e dei suoi pericoli appare molto limitata (Wanjek et al. 2006). Da uno studio pubblicato sugli studenti delle scuole superiori della Provincia di Verona (Leone et al. 2005) emerge come il passaparola e l’affidarsi ai mass-media siano le principali fonti di informazione. Marginale appare anche essere il contributo della scuola e degli operatori del mondo sportivo. Infatti, secondo il report World Anti-Doping Agency (WADA) (Backhouse et al. 2007) atleti e dirigenti sportivi sono in possesso di informazioni e conoscenze frammentarie e poco corrette. In questa categoria, si può inserire anche il personale medico (Backhouse et al. 2011). Tra tutti i mass media, Internet è risultata la più comune fonte di informazione (64%) per reperire informazioni legate al doping (Thomas et al. 2011). Purtroppo le informazioni trovate su Internet sono spesso fuorvianti, non scientificamente corrette e posso influenzare la decisione di iniziare ad assumere sostanze dopanti (Boyer et al. 2005). Il dibattito pubblico su questioni inerenti al doping, infine, è pressoché nullo (Calzia et al. 2003), ad eccezione di quello che segue i grandi scandali (vedi il caso Alex Schwazer e Lance Armstrong). In coincidenza di scandali il discorso sul doping diviene però ‘gossip’ e non rappresenta un momento di informazione e critica competente.